La storia del crowdfunding immobiliare in Italia tra regolamentazioni e numeri

La storia del crowdfunding immobiliare in Italia tra regolamentazioni e numeri

29 Dicembre 2020

Da settimane parliamo del mondo Invest-t per far conoscere i nostri valori con contenuti informativi e di approfondimento. Oggi ti portiamo dentro il nostro mondo raccontandoti la storia del crowdfunding immobiliare in Italia. Dopo un primo accenno agli USA daremo qualche numero sulla situazione in Italia, per capire meglio un ambito professionale legato alla fintech e al real estate in continua espansione.

Prima di raccontare la storia del crowdfunding immobiliare in modo cronologico, ogni lettore e lettrice di questo articolo dovrebbe farsi una domanda. Perché è nata l’esigenza di legare il mondo immobiliare alla raccolta collettiva di capitale? Sia che si parli di USA sia dell’arrivo di questo mondo in Italia, è facile intuire perché oggi il crowdfunding immobiliare sia diventata un’opportunità di business così importante. Il crowdfunding, infatti, è un’occasione per fare impresa in un’ottica di business collettivo che soddisfa diverse tipologie di investitori; chi lavora da anni nel settore e sa come muoversi, chi ne fa parte da poco tempo e investe piccole somme di denaro per ogni immobile e vuole conoscere meglio come funziona. È un’occasione innovativa ma anche un approccio alla finanza sostenibile, in cui il fare gruppo porta profitti in tempi più rapidi rispetto ai soliti canali.

Evoluzione storica del crowdfunding in Italia: da dove siamo partiti

Se questo approccio di investimento in USA ha attecchito fin da subito, già nel 2012, in Italia abbiamo dovuto aspettare un po’ di più, anche se già da prima di quella data in tutto il mondo e anche qui se ne parlava a gran voce. L’esplosione in America ha velocizzato l’interesse nel continente europeo fino ad arrivare a vedere crescere il crowdfunding in Italia a ritmi davvero veloci. Il 2013 ha visto nascere tante nuove realtà, con piattaforme online di crowdfunding immobiliare e la diversificazione tra equity e lending crowdfunding.

L’Italia è stato il primo Stato ad avere una regolamentazione giuridica specifica sull’equity crowdfunding, in origine molto più generica di oggi; mentre gli altri Stati si sono sempre appoggiati a una normativa già esistente per delle modalità di finanziamento simili al crowdfunding.

Dopo questa prima regolamentazione, nel 2014 si è assistito a un’espansione del crowdfunding in diversi settori economici e – ancora più importante – alla nascita di portali dislocati per zona geografica. I due anni successivi hanno visto rafforzarsi domanda e offerta per arrivare poi a un grande cambiamento, nel 2017 con il D.L. 50 del 24 aprile 2017, in cui si ha un ulteriore miglioramento e viene estesa la regolamentazione alle start up innovative. Queste ultime consentono di sfruttare le potenzialità della rete e del digitale per accedere a nuovi canali di finanziamento imprenditoriale.

Una novità recente che segnaliamo con piacere riguarda il nuovo regolamento europeo approvato dal Parlamento il 20 ottobre 2020 e in entrata in vigore dal prossimo anno. La normativa europea sancisce nuove tutele in materia di crowdfunding regolamentando con norme uguali per tutti i paesi UE in riferimento alla raccolta fondi online fino a 5 milioni di euro «calcolati su un periodo di 12 mesi per ogni proprietario del progetto in finanziamento», invita i fornitori di servizi a operare con professionalità, chiarezza e trasparenza e richiede a ogni Stato di tutelare gli investitori con delle procedure di supervisione dei fornitori di crowdfunding.

Qualche dato che aiuta a capire

Dal 5° Report italiano sul CrowdInvesting degli Osservatori Entrepreneurship & Finance e preparato dal Politecnico di Milano puoi avere un’idea su come si sta evolvendo questo settore. I dati sono del 2020, un anno molto importante per l’economia mondiale, in cui però il real estate non si è fermato.

I dati sono aggiornati a luglio 2020 e ci dicono che «alla data del 30 giugno 2020 risultavano autorizzati in Italia 42 portali, 7 in più dell’anno scorso. Le campagne di raccolta sono state finora 595, organizzate da 547 imprese diverse. Il tasso di successo continua a mantenersi elevato: nei primi 6 mesi del 2020 è pari al 75,0% (la media generale dell’intero campione dal 2014 è pari a 72,7%)».

Il report ci dice anche che «gli ultimi 12 mesi hanno confermato e rafforzato la forte crescita dell’industria. Alla data del 30 giugno 2020, l’equity crowdfunding è arrivato a € 159 milioni raccolti (il valore cumulato un anno fa era circa la metà, € 82 milioni), mentre il lending è arrivato a ben € 749 milioni (un anno fa il valore cumulato era € 435 milioni). La raccolta nell’ultimo anno è stata quindi pari rispettivamente a € 77 milioni e € 314 milioni. Rispetto ad altri Stati europei, l’Italia non sfigura per il tasso di crescita relativo, anche se il gap sui volumi si mantiene consistente».

Inseriamo questi dati per far capire quanto in Italia nell’ultimo anno l’industria del real estate crowdfunding ha continuato a crescere e vivere un bel momento. Anche se i dati non sono paragonabili alle grandi forze americane, noi possiamo ritenerci soddisfatti, soprattutto per i tanti margini di crescita.

Che dire? Si prospetta un 2021 molto interessante e noi di Invest-t siamo pronti per tante nuove opportunità da proporre alla nostra famiglia di investitori.

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