Guerra in Ucraina e investimenti immobiliari
Guerra in Ucraina e investimenti immobiliari
2 Giugno 2022
Conviene ancora investire nel mattone con la recente crisi internazionale? Analizziamo la situazione.
Dopo due anni di pandemia e conseguenti restrizioni, l’Europa e il mondo intero si trovano ad affrontare un nuovo periodo di incertezza, timori e ansie, causato dallo scoppio del conflitto in Ucraina e da tutte le conseguenze che esso determina.
Una premessa è doverosa: tra i costi di una guerra niente sarà minimamente paragonabile alle perdite di vite umane e alla distruzione del quotidiano di migliaia di famiglie.
Di fronte a questo, ogni considerazione sui riflessi economici di un conflitto militare di tale portata impallidisce, anzi sembra quasi inopportuna.
L’economia, però, è una componente necessaria della vita di ognuno, di chi da questo lato della barricata deve ancora cercare di vivere la vita migliore possibile. Per questo è importante capire come questa guerra possa condizionare il mercato immobiliare e gli investimenti, spostando come piccole pedine una serie di variabili che è necessario conoscere al meglio.
La variabile più importante: l’inflazione, la “tassa occulta”
Abbiamo già parlato di come funzioni l’inflazione e di quanto sia necessario proteggere i nostri risparmi da un suo aumento. L’inflazione non è nient’altro che un rincaro generalizzato dei prezzi che non si limita a un bene specifico, ma coinvolge tutto ciò che si può acquistare mediante moneta.
Di conseguenza se l’inflazione sale, sebbene nominalmente io possegga ancora una banconota da dieci euro come magari la possedevo un anno prima, con essa adesso posso acquistare meno beni e servizi.
In altre parole, l’inflazione riduce il valore della moneta nel tempo: per questo alcuni economisti la chiamano la tassa occulta, poiché agisce in modo silente sul nostro denaro deprezzandolo.
La prima variabile condizionata dal conflitto è stata per l’appunto l’inflazione che, dopo anni in cui si è mantenuta sempre piuttosto bassa, ha cominciato a salire in modo costante, spinta dagli aumenti dei costi delle materie prime e del settore energetico.
Dopo che il Governo è intervenuto con un taglio delle accise sui costi della benzina che resterà in vigore fino all’8 luglio 2022, nel mese di aprile l’inflazione ha subito un lieve rallentamento rispetto al mese di marzo: siamo arrivati a un aumento dello 0,2% su base mensile e del 6,2% su base annua, dal 6,5% di marzo.
Un segnale positivo certo, ma che conferma il trend in salita dell’inflazione e di quanto i nostri risparmi siano sensibili a essere intaccati da essa, specie se fermi in conti correnti o nel proverbiale “materasso”.
La solidità del mercato immobiliare contro l’inflazione
Da un punto di vista strettamente inflazionistico, il mercato immobiliare si comporta sempre meglio di quello azionistico, specie sul breve termine, essendo meno sensibile a eventuali shock e fluttuazioni di mercato.
La prova è tornare indietro nel tempo alla storia degli investimenti in Italia: negli anni ’70 e ’80, molti nonni e genitori hanno investito nel mattone per mettere al riparo i risparmi dall’inflazione comprando case e immobili. In quegli anni però, a causa di numerosi shock petroliferi, l’inflazione era sul 10%, raggiungendo anche punte del 20%!
Se vogliamo poi spingere anche oltre il nostro pensiero, potenzialmente un’inflazione alta può anche allargare il budget di chi acquista un immobile: se i prezzi dei beni aumentano, ci può essere una pressione per l’aumento dei salari e una maggiore disponibilità di denaro per una famiglia che a quel punto sceglie di acquistare una casa, magari per mettersi al riparo dal prezzo degli affitti che, intanto, è aumentato.
Il mercato immobiliare attuale, inoltre, è ancora spinto dalla presenza del bonus ristrutturazioni che foraggia progetti e iniziative: nelle ultime manovre economiche del Governo, il bonus è stato rinnovato fino a dicembre 2022.
Tutto in discesa quindi per gli investimenti immobiliari? Non proprio.
La variabile consequenziale: i tassi di interesse
Quando l’inflazione sale, i tassi di interesse salgono a loro volta. I tassi di interesse indicano quanto costa prendere denaro in prestito, perciò se chiediamo un finanziamento in banca, il tasso di interesse è quanto paghiamo per il prestito.
Spesso, in uno scenario economico forte ovvero con un’inflazione in crescita, è la stessa Banca centrale di un Paese ad alzare i tassi d’interesse, così aumenta il costo del denaro, comincia a circolare meno valuta e anche l’inflazione si raffredda, iniziando a scendere.
Al momento, la BCE non ha ancora alzato ufficialmente i tassi di interesse, contrariamente a quanto fatto dalla FED, la Banca centrale statunitense, però i tassi hanno iniziato già lentamente ad alzarsi, sebbene siano ancora bassi per i valori storici registrati in anni passati: siamo oggi più o meno allo 1,65% per il tasso fisso e allo 0,3% per il variabile.
Cosa può comportare in futuro un aumento dei tassi di interesse?
Semplicemente potrebbe diventare più complicato richiedere un mutuo in banca perché sarà più gravoso restituirlo.
Tornando quindi a un investimento immobiliare, sembra a questo punto di trovarci di fronte al proverbiale gatto che si morde la coda: da una parte, vogliamo investire nel mattone per ripararci dall’inflazione con un metodo più solido e sicuro di altri tipi di investimento, ma al contempo potremmo avere difficoltà a intraprendere un grande investimento perché inizia a diventare più dispendioso chiedere un mutuo.
Per fortuna esiste una modalità di investimento immobiliare che consente di aggirare questo problema.
Il crowdfunding immobiliare come metodo di investimento in periodo di guerra
Come si lega la guerra in Ucraina con gli investimenti immobiliari? Il crowdfunding immobiliare è un particolare tipo di finanziamento collettivo che mette assieme piccoli risparmiatori privati che contribuiscono con un capitale diverso alla realizzazione di un progetto immobiliare. Questo progetto, che è stato approntato da una società, viene presentato in piattaforme online per raccogliere finanziamenti, dopo essere stato vagliato accuratamente da un team di esperti come accade nella nostra piattaforma Invest-t.
Il crowdfunding consente a una società di finanziare parte dei suoi progetti con questo metodo, accanto al prestito in banca.
Abbiamo quindi già aggirato una prima problematica, figlia del periodo di guerra: la società possiede una modalità alternativa e complementare di finanziamento assieme al mutuo. Al termine dell’operazione, gli investitori che hanno finanziato il progetto rientrano della somma data in prestito, al netto di un interesse maturato: le rendite sono in media attorno al 10% annuo e questo dipende dalla trattativa personalizzata in fase di raccolta, quindi anche adesso sono in grado di dare un margine interessante tale da bruciare l’inflazione.
Ciò che però è ancora più rassicurante e conveniente con il crowdfunding immobiliare è il fatto che si possa investire in un progetto anche con piccole somme di denaro, senza dover per forza ricorrere all’accesso al credito: nella piattaforma Invest-t, la soglia di ingresso è di 500 €, una cifra che è più semplice risparmiare e al contempo mettere al sicuro dall’erosione dell’inflazione.
Non è finita qui.
Il crowdfunding immobiliare si presta bene a rassicurare chi può essere più ansioso e preoccupato del decorso degli eventi bellici: si tratta di un investimento a breve scadenza, la cui durata media è di dodici mesi e questo aspetto consente anche di valutare l’outlook della guerra in Ucraina.
Inoltre, per la grande dinamicità del settore, spesso l’investimento frutta anche prima della scadenza prevista originariamente, basta guardare ad alcuni esempi nella sezione “opportunità del nostro sito” e alla pagina “Il nostro percorso” in cui abbiamo inserito i dettagli dei giorni di anticipo totali maturati.
Il finanziamento per un immobile a Lurano, in provincia di Bergamo, con necessità di essere solo riammodernato, è stato restituito ai suoi finanziatori con gli interessi con ben 231 giorni di anticipo.
L’ultima variabile, la più insidiosa: farsi condizionare dall’emotività
È un comportamento naturale, basato sulla biologia e sulla nostra antica origine animale: quando c’è la percezione di un pericolo (come può essere l’esistenza di un conflitto armato alle porte dell’Europa), il primo istinto è quello di restare fermi, non agire, non fare nulla in attesa dei cosiddetti “tempi migliori”.
Se questo però poteva andare bene per il giovane australopiteco che vedeva passare una tigre dai denti a sciabola fuori dalla sua grotta, non va bene invece quando parliamo di risparmi e di inflazione. Con i prezzi in salita, bisognerebbe sempre agire d’anticipo, essere più veloci dell’inflazione e non cadere nel rischio di lasciare somme immobilizzate che lentamente si svalutino.
Per questo bisogna combattere l’emotività, l’ansia che ognuno di noi prova davanti alle notizie di giornali e telegiornali: ogni giorno dobbiamo continuare a costruire il nostro futuro, programmandolo nel modo migliore possibile, senza ansia e paura, ma con la razionalità di vagliare le scelte più opportune.
Solo in questo modo potremmo definirci pronti a fronteggiare il maggior numero possibile di variabili, con il monito sempre presente che non esiste negli investimenti, nell’economia, ma nemmeno nella stessa vita umana, qualcosa che sia a rischio zero e che annienti tutte le variabili imprevedibili e sconosciute del caso.